Partito socialista & sinistra indipendente Capriasca

Oggi, credo, la vera radicalità passa attraverso la ricerca dell’essenza delle cose.

Non si tratta di accontentarsi, ma di saper trarre soddisfazione.

Non si tratta d’impoverimento, ma di ridefinizione del concetto di ricchezza.

Anche avendo un buon tetto, porte e finestre, accesso assicurato alle cure, abiti soddisfacenti, pasti equilibrati, restasse l’assillo di fatture senza la certezza di mezzi sufficienti per farvi fronte tempestivamente, impensabile che vi sia spazio mentale sufficiente per pensare a sé, al proprio ruolo in società, alla società che si vorrebbe.

Resta solo un equilibrio precario fra affanno e affanni o peggio frequenti e frenetiche fughe dalla realtà sprecando tempo col soma digitale di app, streaming e giochini.

Eppure, attorno all’area preposta alle reazioni istintive per vincere la quotidiana lotta alla sopravvivenza, aree ben più estese si son sviluppate, non solo per elaborare a partire dai segnali che stimolano i sensi, ma per comunicare, relazionarsi, riflettere, pianificare, immaginare, provare a cambiarsi per cambiare forse anche ciò che ci circonda.

A me non importa chi stia dalla mia parte, non mi importa chi pretenda di darmi voce, vorrei davvero che nello spazio che occupo vi possa essere spazio per tutti e non per pochi, ma vorrei soprattutto che si possa tornare, ognuno con la propria testa, al coraggio delle idee.

Per questo, di idee bisogna averne, però.

L’uomo ha imparato ad articolare suoni che risultassero intellegibili, ha sviluppato movimenti e supporti per lasciar traccia più duratura delle sole parole proferite, ha conservato raccolte per elaborare da sunti di ragionamenti nuovi ragionamenti, magari ancora discussi, poi riformulati ed infine diffusi, per condivisione, retaggio, critica, affinamento, o – perché no – smentita.

È ovvio, allora, che anche la credibilità di chi non si limita ad illudere i più che il benessere di pochi sarebbe alla portata di ciascun singolo (ma mai di tutti assieme, vero?), per cui è meglio proteggere i pochi che già ce l’hanno fatta piuttosto che far star meglio la stragrande maggioranza di una data popolazione, deve passare attraverso la capacità di pensare cosa, come e per chi, sapendolo scrivere per la chiarezza di tutti, prima di poter pensare di aprir bocca vendendosi per portavoce.

Una sinistra credibile dovrebbe saper proporre garanzie di sopravvivenza per tutti, ma anche margini di autonomia per chiunque voglia per sé e per i propri cari più della semplice sopravvivenza, liberi spazi di parola, liberi spazi di pensiero, e libertà il cui esercizio non consenta mai di giustificare la sopraffazione di alcuni, l’emergere di protetti happy few a scapito di many others.

Sarebbe davvero una società più povera?

Davvero gli Stati collasserebbero perché incapaci di far fruttare risorse, forze, capitali almeno tanto quanto quei privati produttori di ricchezze e valori aggiunti lasciati liberi di agire perché il loro svolazzo supra- o multinazionale dovrebbe lasciar sgocciolare sulla testa delle moltitudini quella manna grazie alla quale la vita sarebbe già più e meglio di una semplice lotta per la sopravvivenza, sebbene le teste distratte e le tasche svuotate dai necessari bisogni consumistici?

Intanto, nel piccolo Ticino, senza grandi pensieri, senza tanti scritti degni di nota, con tante parole al vento, si torna a parlare di uscita della sinistra dal Governo, di maggior credibilità all’opposizione, di maggioritari come panacea all’incapacità di dire cose di sinistra, di fare cose di sinistra, di pensare cose di sinistra, di avere idee di sinistra, nessuno comunque sapendo raccogliere democraticamente le maggioranze necessarie per passare dalla potenza dell’immaginabile alla concretezza dl cose sensate e realizzate.

Il punto, credo, è che non si sviluppano coscienze di massa calando meraviglie dall’Olimpo dei migliori: solo le balle semplici, il tempo di un controllo consumistico, sanno semmai irretire le masse, passando tranquillamente da un governo all’altro. Davvero penso invece che occorra garantire spazio di pensiero, parola e azione ai singoli affinché germoglino stabilmente coscienze collettive che conducano a stabili e profonde modifiche della società.

Mah!

Adesso controllo gli ordini di pagamento già impartiti e le altre fatture pendenti, poi magari mi rileggo questo scritto di Serra a margine della scomparsa di Fofi, e chissà, magari qualcosa, a me, ad altri, persino a molti, verrà in mente…

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