Partito socialista & sinistra indipendente Capriasca

In questi giorni una bufera si è scatenata attorno a due pagine dell’agenda scolastica 2023-2024. Le suddette pagine indottrinerebbero i bambini alla “teoria gender”. Non ho potuto dunque astenermi dal prendere posizione e inoltrare un auspicio.

 

Parto dal principio. Innanzitutto, non esiste nessuna teoria gender, quest’ultima è un neologismo che si è diffuso nelle aree politiche conservatrici per opporsi agli studi di genere. Gli studi di genere, al contrario, sono curricoli universitari, spesso interdisciplinari, saldamente basati su metodologie scientifiche. L’identità di genere, a cui fa riferimento l’agenda scolastica, indica la propria percezione di sé, che può collimare o meno con quella attribuita alla nascita. Essa non ha a che vedere con la sfera sessuale o affettiva, che seppur interconnessa, resta un argomento a sé a cui l’agenda scolastica non fa riferimento.

 

Oggi, 2023 inoltrato, discutiamo su due pagine di un’agenda scolastica perché si discostano dal mondo in cui siamo cresciuti, un mondo dove il nostro ruolo in casa, al lavoro e nella società è dettato dal nostro sesso biologico. Non mi dilungherò negli esempi, ma basti guardare la percentuale di uomini con una professione dirigenziale e quella che concerne la divisione dei compiti domestici all’interno di una coppia.

Sin da bambini impariamo dunque a conformarci ad una lunghissima serie di modi di fare e di essere, a seconda dei nostri organi genitali. Gli studi di genere dimostrano che l’attribuzione di queste caratteristiche non è biologica, bensì sociale. Ciò significa che un attributo “femminile”, piuttosto che “maschile”, trova la sua origine nella costruzione della società e non nella struttura del nostro DNA.

 

Gli studi di genere, inoltre, dimostrano che la nostra identità è molto più complessa della visione binaria in cui siamo cresciuti. Se la mascolinità e la femminilità sono percepiti come due opposti, due poli, in mezzo esistono numerosissime altre sfaccettature. L’identità di genere è un concetto che permette di abbracciare tutte le realtà, che sono varie, in evoluzione e complesse. Identificarsi o non nella concezione tradizionale del genere fa parte della condizione umana. Non è una devianza, né uno stato di confusione.

 

Gli oppositori all’agenda scolastica temono che menti troppo giovani vengano fuorviate. Io, appartenente a una generazione cresciuta con un’educazione sessuale tardiva (in terza media, in preadolescenza inoltrata) e a cui non è mai stato insegnato cosa sia il consenso in un rapporto affettivo o sessuale, sono entusiasta nel vedere che oltre ad un invito alla tolleranza e all’ascolto, si prenda a carico una tematica fondamentale nello sviluppo del bambino. Approfondire le questioni sull’identità di genere significa accompagnare i bambini e i ragazzi nella scoperta di loro stessi, insegnare il rispetto reciproco ed evitare conseguenze drammatiche quali la violenza, la depressione e il suicidio.

 

Auspico dunque che non si proceda alla rimozione delle due pagine in questione, promuovendo così un’educazione sana ed attenta.

 

Tea Maffioli

Consigliera comunale PS&SI Capriasca

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