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Sovranità alimentare: come intende applicarla il Comune di Capriasca?

Lo scorso 13 giugno, il popolo ticinese ha approvato — con il 62% dei voti favorevoli — l’introduzione nella costituzione cantonale del principio della sovranità alimentare. Le cittadine ed i cittadini di Capriasca hanno sostenuto questa modifica costituzionale in misura ancor maggiore: la sovranità alimentare è stata infatti approvata da poco meno del 69% delle/i votanti. Un segnale politico chiaro per le stesse autorità comunali, chiamate a concretizzare — pur nei limiti delle loro prerogative  — questo dettame costituzionale, che ricordiamo essere volto ad assicurare l’accessibilità agli alimenti per una dieta variata, la destinazione d’uso sostenibile del territorio e il diritto dei cittadini di poter decidere del proprio sistema alimentare e produttivo.

La Capriasca costituisce una realtà per cui la sovranità alimentare riveste un particolare interesse: oltre all’ampio territorio boschivo e prativo da tutelare e destinare ad un uso sostenibile, il nostro Comune ospita 33 aziende attive nel settore primario (in cui sono impiegate 75 persone), corrispondenti al 7% del numero totale di imprese (e al 5% del numero totale di addetti) (1) . Una quota nettamente superiore al 3% della media cantonale (a cui corrisponde solo l’1,4% degli addetti): benché questo non faccia di certo della Capriasca una vera e propria realtà contadina, è innegabile che l’ambito agricolo (e più in generale il settore primario) ricopra una certa importanza per la nostra comunità. Secondo chi scrive, il segnale espresso dal popolo lo scorso 13 giugno va interpretato come una volontà di valorizzazione di queste aziende e di coloro che lavorano la terra anche, o meglio, soprattutto di chi lo fa sulla nostra porta di casa, producendo alimenti di qualità a chilometro zero e curando i l territorio.

D’altra parte, la promozione delle cosiddette “filiere corte” e del consumo di prossimità potrebbe coinvolgere direttamente ed attivamente la cittadinanza, sia attraverso progetti educativi che riguardino le scuole comunali, sia attraverso progetti di auto-produzione come orti e frutteti collettivi che potrebbero mobilitare tanto le realtà associative attive sul nostro territorio (come Capriasca Ambiente) quanto la stessa popolazione del Comune (attraverso le assemblee ed i comitati di quartiere).

In attesa di un più ampio intervento da parte del Cantone in vista di una concretizzazione del principio costituzionale appena approvato (che si auspica possa essere formulato e discusso al più presto), anche il Comune può fare la sua parte ed adoperarsi per implementare attivamente la sovranità alimentare. Alla luce di queste considerazioni, rivolgo dunque al Municipio le seguenti domande:

1 . Quali misure sono attualmente messe in campo dal Municipio a sostegno dell’attività delle/i contadine/i residenti in Capriasca e più in generale nella nostra regione? Il Municipio ha previsto l’introduzione di nuove misure di sostegno nei prossimi mesi?

2. Quale ruolo gioca l’Ente regionale di sviluppo del Luganese (ERSL) nella promozione e nel sostegno delle filiere corte, delle attività agricole e delle aziende attive nel settore primario?

3. Il Municipio ha mai preso in considerazione la costituzione di uno o più punti di vendita diretta di alimenti e prodotti agricoli, come ad esempio un “banco alimentare” amministrato dal Comune senza scopo di lucro (che potrebbe trovare spazio in uno degli immobili comunali in disuso)?

4. Qual è l’opinione del Municipio circa l’istituzione di un incentivo per sostenere economicamente le aziende che intendono intraprendere il percorso per ottenere la certificazione Bio? (Un simile incentivo è ad esempio stato recentemente introdotto dalla Città di Locarno)

5. Il Municipio ha intenzione di riproporre il “Mercato dei sapori” realizzato nelle scorse estati? È possibile immaginare un’esenzione dal pagamento delle tasse d’usufrutto del suolo pubblico per le aziende agricole (spesso presenti in piazza per vendere i propri prodotti)?

6. Quale è la politica di approvvigionamento delle mense scolastiche e di Casa Capriasca? Vi è una “preferenza indigena” per i prodotti provenienti dalla nostra regione? Si è mai ipotizzata l’adozione di un modello di “mensa a chilometro zero”, in collaborazione ad esempio con il Centro di competenze agroalimentare ticinese (CCAT)?

7. In che modo le scuole comunali promuovono l’educazione ad un’alimentazione sana e variata, al rispetto dell’ambiente e al consumo di prossimità?

8. In che modo il Municipio sostiene le svariate realtà associative che promuovono la biodiversità e la protezione del territorio nel nostro Comune? Vi sono nuovi progetti in vista?

9. Esistono dei progetti per la riduzione dello spreco alimentare (come ad es. la raccolta dei prodotti invenduti nei commerci locali in vista di una distribuzione o di un impiego alternativo)?

10. Qual è l’opinione del Municipio circa la creazione di orti e frutteti collettivi sul territorio comunale, al fine di conservare e diffondere le varietà locali lodevolmente valorizzate da ProFrutteti, anche attraverso il coinvolgimento delle assemblee e dei comitati di quartiere?

ln attesa della vostra risposta, vi porgo i miei più cordiali saluti.

(1) USTAT, Annuario statistico ticinese, annata 2020, p. 541

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